Nel 1698, giunta all'orecchio dei cittadini porticesi la notizia della vendita fatta dalla Contessa di Berlips al Marchese di Monteforte, Don Mario Loffredo, fecero istanza al Viceré di volersi loro stessi ricomprare ed essere ammessi al Regio Demanio in grado di "diritto di precedenza". In ciò furono illuminati da tre Dottori di legge nostri Paesani, cioè Cepollaro, Luciano ed Ascione che con una supplica firmata da 82 Cittadini di Portici ricorsero al Vicerè.

Questo il testo integrale della supplica firmata dai cittadini porticesi e indirizzata al Vicerè.

"Eccellentissimo Signore,
Li sottoscritti Cittadini del Casale di Portici Casale della Fedelissima Città di Napoli lagrimando umilmente rappresentano a V. Ecc., come, benché lungo tempo siano stati Vassalli anche di Baroni, non hanno però assaggiate le disgrazie, che sogliono patire simili Vassalli, a causa che li Padroni sono stati Signori Spagnuoli, assenti da questo Regno. E perchè, giorni sono, preintesero, che l'illustre Contessa di Berlips ultima Padrona di detto Casale, Resina, e Torre del Greco volea quello alienare all'illustre Marchese di MonteForte Degnissimo Cavaliere Napoletano, li supplicanti stanno incerti di continuare a godere quelle grazie, e prerogative, che hanno fin ora godute sotto il dominio di detti Signori  Spagnuoli. Ed avendo modo pronto denari, comparsero nel S.R.C., e nella Regia Camera della Summaria, domandando la Prelazione di detta vendita: a tale effetto fu notificato tanto l'Agente di detta illustre Contessa, quanto il Procuratore di detto illustre Marchese; ed avendo noi avuto notizia, che già si è perfezionata la vendita, li Supplicanti, come anche i Cittadini della Torre del Greco e Resina, hanno continuate le loro istanze nel Tribunale della Regia Camera, Giudice competente di simili cause, ed anche si sono portati a piedi di V.E. con Memoriale per mezzo de loro Deputati. E perché jer sera Sabbato li 18. del corrente Ottobre, si conferirono in detti Casali un Notare con altre persone mandate da detto illustre Marchese, corrompendo, e suadendo, con riverenza, da circa sei miserabili Cittadini di detta Terra, e l'hanno fatto firmare un Memoriale, il contenuto del quale essi medesimi non sanno, ma bensì si indussero a dire, non volere, che la Gabella della Farina, che oggi si esigge ad un carlino per tomolo; si ristabilisse a grana quindeci, siccome pochi anni addietro si pagava. E perché la volontà di essi sottoscritti, che siano quasi tutti Cittadini di detto Casale, e di volere detta prelazione, e ci contentiamo non solamente di soffrire detto leggiero, e soave peso ma se fusse necessario, vendere tutte le nostre robbe e noi stessi, per conoscere altro Padrone se non il Re nostro Signore, e, successivamente V. Ecc., del quale tanto degnamente ne sostenete le veci in questo Regno, perciò, rappresentandoli il tutto, la supplichiamo divotamente di pronto espediente, affine di ottenere detta dimandata Giustizia ut Deus.

Seguono le firme. Tutti con ogni rispetto supplichiamo come sopra."

A seguito della supplica dei cittadini porticesi, il 18 Maggio 1699, fu decretato dal Presidente nella Regia Camera della Summaria, Don Michele Vargas Maciucca, che dette Università della Torre del Greco, Resina, Portici, e Cremano si ammettessero al Demanio.

I Porticesi versarono complessivamente una somma di 15.000 ducati e i loro interessi nelle pratiche inerenti al riscatto, furono patrocinati dall'avvocato Giuseppe Valle, dal procuratore Alessandro de Curtis e dai signori Benigno e Nicola Cepollaro, dai porticesi nominati deputati.

Avvenuto l'acquisto, si procedette da parte dei tre Comuni, con pubblico dibattito, alla elezione di una persona paesana. Così tutti i privilegi goduti dai precedenti feudatari passarono di dominio ai Comuni riscattati che ottennero anche il diritto di servirsi delle carceri e rifarle a loro spese, così come il diritto di eleggersi i propri rappesentanti, i medici e i chirurghi, i parroci e gli insegnanti.